Uno sguardo sul pendolarismo del futuro tra connettività e nuove tecnologie

La Ericsson, multinazionale svedese delle telecomunicazioni, ha realizzato tramite il proprio osservatorio ConsumerLab una ricerca sulla mobilità dei pendolari nei contesti urbani a livello mondiale. In particolare, lo studio ha indagato il comportamento, le aspettative post-pandemia e la visione dei commuter sul futuro dell’esperienza del pendolarismo, con particolare attenzione al ruolo della tecnologia. Quest’ultima, intesa soprattutto come potenziale di connettività mobile, gioca un ruolo fondamentale, che sarà ancor più decisivo in futuro, quando i trasporti, come molti pendolari ritengono, sarà interessato forti cambiamenti nella mobilità, guida autonoma compresa.

L’importante è “muoversi bene”.

L’80% degli intervistati afferma che, dopo la crisi, probabilmente tornerà alla vita da pendolare, ma solo uno su quattro vuole tornare a percorrere il solito tragitto giornaliero. La stessa percentuale sarebbe perfino disposta ad allungare il viaggio – che nella maggior parte dei casi supera i 45 minuti – di altri 20 minuti pur di migliorarne l’esperienza. Ciò significa, per i pendolari più “esperti, i cosiddetti “savvy commuters”, disporre di informazioni in tempo reale che permettano di schivare imprevisti, evitare affollamenti e congestioni, insomma pianificare meglio gli spostamenti. Sono gli stessi che difficilmente nei viaggi si staccano dal proprio telefonino (lo usa sempre il 65% contro il 47% degli altri intervistati) e che dispongono di connessioni a internet veloci (85%), con tecnologia 4G5G.

Più connesso, più sicuro.

Per chi si sposta in automobile, la connettività è oltremodo centrale in quanto attiene alla sicurezza. Nella ricerca di soluzioni che riducano lo stress delle situazioni più impegnative, oltre la metà degli intervistati (58%) si dichiara fortemente interessata alle funzionalità avanzate di guida assistita supportate dalla connettività. Si ritiene importante, per esempio, avere accesso alle informazioni raccolte dai veicoli e dai sensori sui possibili pericoli, e quindi che venga potenziata, attraverso connessioni più veloci, la comunicazione tra le auto (Car-to-car) e quella tra le vetture e le infrastrutture (Car-to-X). Infrastrutture che, per un terzo del campione, anno dopo anno risultano sempre più inadeguate.

Le prospettive dell’auto privata.

Trattandosi di un sondaggio globale, sono emerse anche delle differenze sulla visione delle tendenze del pendolarismo nel futuro. A Bangkok, Shanghai e Los Angeles, per esempio, prevedono una diminuzione dell’uso delle auto private, mentre a Tokyo, Singapore e Stoccolma si punta su un utilizzo più intensivo dei mezzi di trasporto personali. Nelle capitali di Svezia e Giappone, i commuter sono più scettici sulle prospettive dei veicoli autonomi: solo due intervistati su cinque, infatti, ritiene che questi rivoluzioneranno completamente l’esperienza di trasporto nei prossimi dieci anni, mentre in altre delle città interessate dalla ricerca (17 metropoli in tutto) la statistica è di tre su cinque.

Aspetto il… (robo)taxi.

In generale, il report della Ericsson vede i pendolari concordi nel pronosticare, da qui ai prossimi cinque o dieci anni, un sensibile calo degli spostamenti effettuati con auto personali (dall’attuale 55% al 32%): i più ottimisti vorrebbero possedere veicoli a guida autonoma (13%) oppure si aspetta di utilizzare robotaxi o minibus autonomi (15%). Automatizzata oppure no, per più di un quarto del campione la mobilità condivisa sarà utilizzata da un’ampia porzione della popolazione: l’ennesimo fattore di una rivoluzione che i commuter vedono trainata dalle nuove realtà dell’automotive (35%), seguite dai big dell’informatica, piuttosto che dalle case automobilistiche tradizionali.